LE BRACI E ALTRI RACCONTI Omaggio a Sandor Màrai di Riccardo Cavallo – Roma Teatro dell’Orologio 2008
con: CLAUDIA BALBONI, ALESSIO CARUSO, NICOLA d’ERAMO, CRISTINA NOCI
regia: RICCARDO CAVALLO
Siamo in un vecchio castello ai piedi dei Carpazi. Henrik, un vecchio generale in pensione, riceve una lettera che gli annuncia la visita del suo migliore amico Konrad e con l’aiuto della vecchia balia Nini, prepara la scena come per uno spettacolo. Tutto deve essere come il loro ultimo incontro: stesso menù, stesse candele azzurre, le stesse poltrone accanto al camino. Tutto è pronto. Il vecchio generale apre un cassetto della scrivania, ne estrae una pistola e controlla che sia carica, poi la ripone nel cassetto. I due amici non si vedono da molti anni. Konrad è infatti improvvisamente partito per i Tropici quarantuno anni prima senza più dare notizie di sé. Perché? Quale grave motivo può averlo spinto a lasciare l’esercito e troncare un’amicizia che durava dall’infanzia? Che ruolo ha avuto Krisztina, la moglie del generale, nella sua decisione? E perché quando lei sa della partenza di Konrad dice: ”E’ un vigliacco?” E Krisztina sa che il giorno prima, durante una battuta di caccia, Konrad ha alzato il fucile puntandolo contro il suo amico, per ucciderlo? Queste domande affollano la mente di Henrik. Da quarantuno anni, il generale vive nell’attesa di una risposta e finalmente il momento è arrivato. Krisztina è ormai morta da tempo, Henrik ha di fronte a sé Konrad: finalmente saprà.Un percorso della memoria portato avanti come una partita a scacchi attraverso il ricordo di una magica Vienna, di una grande amicizia e di una passione che si è spenta trasformandosi in tiepide braci.
spazio scenico: SILVIA CARINGI . OMAR TONI
Relativamente l’ambientazione scenica, l’intento degli scenografi è quella di trasformare le sale del castello nello spazio del tempo narrativo suggerito dallo stesso autore Sàndor Màrai, ovvero nel luogo dove “…la luce e il tempo sfumano i ritratti più nitidi e spiccati” e “poi un bel giorno un raggio di luce piove da qualche parte, e allora ritroviamo all’improvviso un volto….”(tratto da Le braci di Sàndor Màrai). Così, scardinati i confini scenografici, lo spettatore, sin dal momento in cui varca l’ingresso della sala Grande del teatro, è condotto attraverso le superfici scontornate nel paesaggio della scena dove i personaggi si incontrano e si narrano tra le forme dei loro sentimenti e i gesti delle loro emozioni.