Le Stanze di Ofelia di Pao Atelier presso il Candigliano installazione ambientale e drammaturgica (audio) per “La natura e le cose” a cura di Stefano Verri, 2010 Riserva Naturale Gola del Furlo (PU)
La nostra azione riguardo lo sdradicamento dei personaggi shakespereani sembra delegittimare la loro identità che dentro il luogo chiuso del teatro esiste proprio in funzione della loro dipendenza e relazione degli uni con gli altri e degli eventi storici narrati; ma, di fatto, l’uscita dei singoli personaggi di fronte la geografia dei luoghi, all’alternanza del giorno e della notte, permette al personaggio di svelarsi da altro punto di osservazione, mettendosi a confronto con le leggi universali dei luoghi geografici, adattandosi o combattendoli, trasformandosi o nascondendosi in essi, rivelandosi di volta in volta da angolazioni differenti. La geografia diventa l’occasione per svelare l’anima dei personaggi di Shakespeare, metafore e riflessi dell’animo umano. I personaggi, come frammenti di microcosmi vissuti sono catapultati nel macrocosmo, nel mondo che è “ il palcoscenico della vita” (recita Prospero nella Tempesta) per generare nuove relazioni e rigenerarsi in nuove forze che attraverso la luce, l’orientamento, i quadranti, le clessidre e i compassi…., permettono ai personaggi di riscattarsi in leggi universali, in luoghi dove il microcosmo del personaggio ritrova nelle leggi del macrocosmo, ancora una volta, la sua umanità.
Nel luogo della Gola del Furlo Ofelia si racconta, si confida e confida la sua vita già scritta. Già precedentemente Ofelia ha debuttato nel luogo dell’ex carcere della Rocca Malatestiana di Fano (2006) dove le sue stanze hanno risuonato all’interno di una prigione tra angusti spazi e spiragli di luce cadenzati dal ritmo del giorno e della notte. Come nel gioco delle scatole cinesi, le stanze dentro le stanze hanno svelato la sua storia. In questa seconda occasione, lungo il Passo del Furlo, “le stanze di Ofelia”, si presentano ancora come architetture concluse, simili a chiostri e a celle monastiche che simbolicamente descrivono il mondo interiore di Ofelia. Come cellule autonome e implose, le stanze approdano nell’imponente paesaggio del Furlo, confrontandosi con la sua “Gola”, tra la parete di pietra della vecchia galleria romana e l’inconfondibile colore dell’acqua del Candigliano, rievocando la memoria teatrale del suicidio di Ofelia nel fiume. In quel lembo di roccia a strapiombo sul fiume e protetto dalla parete rocciosa, “le stanze di Ofelia” trovano la loro collocazione e si organizzano seguendo l’orientamento della bussola geografica con a sud “la stanza del confessionale” . A nord, “la stanza del rosmarino” (che nell’installazione dell ‘ex carceri di Fano aveva trovato la sua identità) si trasforma nella Gola del Furlo nel“la stanza del bucato”, mostrando metaforicamente un altro luogo dell’animo di Ofelia. Pao Atelier